Breve storia del sindacato italiano

Le Società di Mutuo Soccorso

Il SINDACATO è un'organizzazione che associa i membri di una o più categorie di lavoratori, o di datori di lavoro.

Il compito del sindacato è quello di curare e difendere gli interessi economici e professionali degli associati.

Nel linguaggio corrente il termine è riferito sempre più spesso all'associazione sindacale dei lavoratori.

Quindi il sindacato è un'associazione o, chiamiamola pure una federazione o una lega.

Inizialmente le prime associazioni si chiamavano Società di Mutuo Soccorso e società operaie.
In Inghilterra le prime associazioni sindacali presero il nome di Trade Unions (sindacato anglosassone).

Per capire che cosa è il sindacato oggi, quindi, è necessario conoscere la storia, partendo dai primi tentativi associativi che nel 19° secolo diedero vita alle prime esperienze sindacali che generarono la costituzione delle Società di Mutuo Soccorso (SMS).

Queste ebbero sin dall'inizio una composizione interclassista (composta da diverse classi sociali).
Nonostante si definissero come associazioni "apolitiche" era elevata l'influenza esercitata dal pensiero borghese (appartenente cioè alla classe formata dai proprietari terrieri, dai commercianti, dagli artigiani, dai dirigenti industriali, dai liberi professionisti, dai gruppi, che detenevano la ricchezza e i mezzi di produzione) in tutte le sue varianti: moderato-costituzionale, democratico – radicale e mazziniano repubblicano. Alcune società erano di carattere confessionale, riferite cioè alla chiesa.

Le prime SMS erano concentrate nel Regno di Sardegna, la loro diffusione nazionale avvenne dalla seconda metà del XIX secolo.
Comunque il mutualismo (aiuto vicendevole fra più persone) attecchì nel Centro Nord, soprattutto in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia e Toscana.

Lo strumento iniziale che unì queste esperienze fu il Congresso annuale delle Società di Mutuo Soccorso.

La prima assise si tenne ad Asti nel 1853. Fino al 1859 gli incontri annuali si tennero sempre nel Regno di Sardegna.
Dopo l'unità nazionale del 1860 questi seguirono tutte le tappe che portano al consolidamento dell'unità del Paese.

Scopi delle Società Mutuo Soccorso:
assistenza sanitaria gratuita e sussidi in denaro in caso di disoccupazione, malattia, infortunio, vecchiaia o decesso;
versamenti volontari per formare una sorta di deposito da utilizzare per l'elargizione dei sussidi.

Tra le attività secondarie vi furono anche l'assistenza morale, l'istruzione e l'educazione.

 


La Corrente Mazziniana

Dopo tante incertezze politiche nel 1861, a Firenze, si affermò la corrente mazziniana, che rafforzò la base del lavoro salariato e la solidarietà operaia.

La diffusione del pensiero marxista ( la Prima Internazionale nacque nel 1864 a Londra).

La prima sezione italiana nacque a Napoli nel 1867. Questo pensiero mise in crisi l'ideale mazziniano che rifiutava la lotta di classe ed era per il sostanziale mantenimento dell'ordine sociale.

Il giudizio di Mazzini sulla Comune di Parigi (1870) segnò il tramonto definitivo dell'egemonia repubblicana dal movimento operaio italiano.

Nel 1871 si verificò un duro scontro tra Mazzini e Bakunin, vinto da quest'ultimo.

Dalle 113 SMS del 1862, si arrivò alle oltre 5000 di fine secolo.

L'impostazione dei primi dirigenti era filantropica (caritatevole altruista e solidale verso gli altri senza interesse personale) e paternalistica (cioè il vedere tutte le azioni come elargizioni dovute ad illuminata bontà ).

Nel 1886 si costituì a Milano la Federazione Nazionale delle Cooperative.

Questo fu un passaggio che segnò una maturazione del movimento operaio.

L'evoluzione del sistema industriale, il diffondersi delle idee socialiste e anarchiche, misero in crisi le società di Mutuo Soccorso, ormai non più in grado di soddisfare i nuovi bisogni e le esigenze nascenti del nuovo proletariato industriale.

 


 

Le Leghe di Resistenza

Queste rappresentarono un salto di qualità notevole , perché si sganciarono dalla vecchia tutela borghese (benestante) per diventare strumenti di tutela di classe autonoma , gestita dal basso.

L'atto costitutivo prevedeva una sorta di manifesto politico con obiettivi sociali ben precisi.

Ma una delle novità principali stava nella possibilità di organizzare agitazioni (scioperi) contro i padroni per denunciare lo sfruttamento operaio e per avere riconosciuti i diritti della persona.

Negli ultimi decenni del XIX secolo il rapporto di lavoro era individuale, le paghe basse, gli orari di lavoro lunghi, la fatica immensa.

La produzione irregolare generava una disoccupazione alta che strideva con il largo impiego di lavoro femminile e minorile.

La cronica mancanza di lavoro e la miseria diedero luogo al fenomeno dell'emigrazione che, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, coinvolse milioni di italiani.

Questo fiume umano venne indirizzato verso gli Stati Uniti, Francia e Belgio, ma l'emigrazione non allentò le strozzature del mercato del lavoro italiano.

La crisi delle campagne colpì migliaia di braccianti.

Fu in questa fase che si ebbe una diffusione capillare delle idee socialiste e anarchiche.

Alle Società di Mutuo soccorso si affiancarono le prime Leghe di Resistenza caratterizzate da una forte impronta classista che escludeva quasi sempre i piccoli proprietari terrieri.

Nella Bassa Padana, in Veneto, Romagna, Emilia e nel Mantovano, si intensificarono le lotte. Mantova fu il fulcro di queste agitazioni.

Nel campo industriale, nel settore tessile, dove maggiore era lo sfruttamento minorile e femminile, tra il 1861 e il 1877, vi furono A Biella una serie di scioperi che originarono anche una Commissione parlamentare di inchiesta. Le lotte di quel periodo erano frammentarie e disorganizzate.

Andrea Costa, socialista, fu uno dei maggiori uomini di spicco di quegli anni.

I primi partiti politici in Italia (Partito Socialista Rivoluzionario e Partito Operaio Italiano) ebbero una vita limitata ed una scarsa influenza sulle agitazioni operaie.

Il movimento mantenne un carattere spontaneo ed estraneo a qualsiasi centro istituzionale.

Infatti le più significative Leghe nacquero sulla spinta di importanti scioperi come quello dei metallurgici di Genova e di Milano del 1890 e del 1891, dei muratori di Milano nel 1893.

Seguirono quello dei tipografi, dei panettieri, dei setaioli, dei cappellai ed infine dei ferrovieri.

Si trattava comunque di una aristocrazia (élite) operaia, perché la gran parte erano operai di mestiere che svolgevano mansioni praticamente artigiane e che avevano uno spirito fortemente corporativo.

 


Le Camere del Lavoro

All'inizio degli anni Novanta fecero la loro comparsa le CAMERE DEL LAVORO, destinate a rappresentare organismi centrali e specifici del movimento sindacale.

Le prime Camere del Lavoro nacquero nel 1891 a Milano, Torino e Piacenza.

Nel capoluogo lombardo lo Statuto costitutivo redatto da Osvaldo Gnocchi-Viani, fine conoscitore dell'esperienza sindacale francese, divenne ben presto il modello di riferimento delle nascenti organizzazioni camerali.

Queste assunsero all'inizio un carattere moderato.

Gli scopi principali delle CdL erano :

¨ IL COLLOCAMENTO;
¨ L'ISTRUZIONE;
¨ L'ASSISTENZA.

Il fine ultimo restava il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia, da raggiungersi senza il ricorso alla resistenza anticapitalistica.

Durante le prime esperienze" sindacali" i dirigenti camerali ricorsero spesso all'arbitrato, soprattutto su materie quali il salario e l'orario di lavoro.

Proprio nel 1891, anno di nascita delle prime Camere del Lavoro, Papa Leone XIII scrisse l'enciclica (lettera papale) intitolata Rerum Novarum, che è stata poi alla base di tutta la successiva dottrina sociale della Chiesa.

Nel documento tutti i punti salienti ruotavano attorno al principio cristiano della difesa e della dignità del lavoro umano.

Da questo ne discendeva anche il riconoscimento della proprietà privata, la condanna del marxismo ateo, ma anche del liberalismo (concezione politica che sosteneva le libertà personali del cittadino ed affidava allo Stato il compito di garantirle) che produceva, secondo la Chiesa, sfruttamento e generava un dissidio stridente fra ricchi e poveri.

Negli anni Novanta, sotto la spinta dell'interessamento papale, i cattolici iniziarono un cammino di rinnovamento delle proprie strutture sindacali e costituirono, accanto alle società di Mutuo Soccorso, le Unioni professionali, costituite da datori di lavoro e operai.

Tuttavia tali strutture, alla luce della radicalizzazione dello scontro di classe, non andarono avanti.

Nel 1893 si riunì a Parma il 1° Congresso Nazionale delle Camere del Lavoro.

Accanto alle già citate : Milano, Torino e Piacenza, parteciparono all'assise le strutture di altre nove città italiane: Bologna, Brescia, Cremona, Firenze, Parma, Pavia, Padova, Roma e Venezia.

Da questo incontro nacque l'idea di dotarsi di un coordinamento permanente da realizzarsi attraverso la costituzione della Federazione Italiana delle Camere del Lavoro, che non ebbe vita facile fino al 1901, (IV Congresso camerale di Reggio Emilia), quando la Federazione incominciò a svolgere un efficace ruolo di coordinamento e unificazione delle strutture.

Tra il 1893 e il 1901, si sviluppò un processo di graduale trasformazione dei compiti delle Camere del Lavoro.

A poco a poco, la loro specificità di strutture organizzate su base territoriale e interprofessionale, fece sì che le funzioni originali del collocamento e dell'assistenza passassero ad una tutela più ampia e generale degli interessi del proletariato. Questo comportò un rapporto ambiguo col Partito Socialista.

A Genova nel 1892, al Congresso costitutivo del Partito dei Lavoratori Italiani, (dal 1893 Partito Socialista dei Lavoratori e dal 1895 Partito Socialista Italiano), le Camere del Lavoro vennero riconosciute come strumenti di lotta sindacale.

La crisi economica del 1887, culminata nel 1894 con il crollo del sistema bancario italiano, causò un evidente peggioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice , a cui fece seguito una radicalizzazione dello scontro sociale. I primi a muoversi furono gli edili a Roma nel 1887 e a Milano nel 1889.

Ma il primo sciopero di una certa efficacia fu quello di Milano del 1891, promosso dai metallurgici contro gli arbitri padronali legati all'utilizzo indiscriminato del cottimo.

Uno dei movimenti più intensi si verificò in Sicilia.

I cosiddetti Fasci siciliani nacquero ufficialmente nel maggio 1891.

Questi erano un'organizzazione unitaria che legava le grandi masse dei braccianti proletarizzati, con i pastori e i lavoratori delle miniere, ridotti alla fame da una violenta crisi economica.

La causa principale delle difficoltà risiedeva nella guerra commerciale con la Francia.

Era una guerra che paralizzava i tre prodotti principali dell'isola e cioè : zolfo, vino e agrumi. Una ulteriore mutazione dei Fasci fu rappresentata dal diffondersi delle idee socialista.

Questa connotazione politica e l'asprezza delle lotte scatenarono una violentissima reazione statale.

Il 20 gennaio del 1893 i militari spararono su centinaia di contadini che stavano occupando le terre di Caltavuturo. Fu una vera strage; 11 morti e decine di feriti. L'eccidio si ripeté qualche mese dopo a Serradifalco. Il Governo Giolitti, proibì manifestazioni e comizi.

Il successore di Giolitti, Crispi colpì ancora più duramente ordinando lo scioglimento dei Fasci e l'occupazione militare, dallo stato d'assedio agli arresti di massa.

Fu un crescendo di ferocia che culminò con le condanne nel processo di Palermo, comminate dal Tribunale militare.

Le lotte comunque continuarono non solo in Sicilia, ma in tutta Italia .

Nel 1896 i tipografi di Milano scesero in piazza per rivendicare le nove ore di lavoro giornaliere e minimi di salario ed un freno al cottimo. A Milano nel 1898 iniziarono i moti del pane.

La lotta iniziò a seguito del forte aumento del prezzo del grano.

Seguirono tumulti in molte regioni italiane.

A maggio il moto assunse a Milano un carattere più ampio e popolare.

Il Primo ministro di allora Rudini ( leader della Destra) mise in atto una reazione spropositata. I morti furono decine e moltissimi i feriti.

Pesanti condanne colpirono tutti i capi politici e sindacali del movimento operaio.

La locale Camera del Lavoro venne sciolta.

Le lotte del decennio successivo legarono sempre di più le organizzazioni sindacali al movimento operaio. Questo fu un processo lungo e non sempre lineare che produsse una mutazione di rilievo.

Le Camere del Lavoro andarono sempre più consolidandosi per diventare più proletarie (operaie) e più popolari rappresentando un punto fermo, una specie di argine di sicurezza del movimento operaio.

Esse furono uno strumento di coordinamento e di direzione della resistenza, ma soprattutto diventarono il presidio più saldo a difesa dei diritti e della dignità della classe lavoratrice.

Non a caso, infatti, che dal 1898 al fascismo, gli avversari e i nemici del sindacato pensarono di colpirlo proprio attaccando le Camere del Lavoro, attraverso gli scioglimenti, le condanne ed arrivando persino a bruciarle e a devastarle.

 


 

Il sindacalismo federale

Tra il 1893 e il 1901, proprio durante la fase di maturazione camerale, iniziò la parabola del sindacalismo federale.

Le Federazioni di mestiere, accanto alle Camere del Lavoro, si imposero come le più grandi organizzazioni del proletariato italiano.

Lo sviluppo, badate come abbiamo visto, non fu semplice e andò avanti in maniera lenta.

IL 1901 fu l'anno di nascita della principale federazione dell'industria la FIOM (Federazione Italiana Operai Metallurgici).

Lo statuto prevedeva il definitivo collegamento con le altre associazioni.

Nel 1902 contava più di 50mila aderenti.

Successivamente seguirono, a partire dal 1901, i tessili, i vetrai, i chimici e i lavoratori del legno.

Ma il 1901 fu soprattutto l'anno di nascita della FEDERTERRA, In quel periodo l'Italia era ancora un paese a forte prevalenza agricola.

L'Organizzazione era concentrata soprattutto al Nord; ma anche al SUD si registravano parecchie adesioni.

Nel 1901 si iscrissero 150 mila lavoratori, che nel 1902 diventarono 240mila.

La linea rivendicativa era incentrata sul tema della socializzazione della terra.

Le sconfitte del 1903-1904 crearono le condizioni per lo scioglimento della Federazione sostituita da un semplice Segretario.

Nel 1906, sotto la guida autorevole di Argentina Altobelli, la FEDERTERRA risorse su basi riformiste.

Questa volta gli obiettivi furono il controllo del collocamento e l'imponibile di manodopera.

Tale sarebbe rimasta la linea fino al biennio rosso, quando si ebbero momenti significativi e drammatici soprattutto nelle campagne della Bassa Padana.

Il supporto dei riformisti al consolidamento delle Camere del Lavoro fu decisivo.

Questi proponevano innanzitutto l'accettazione dello Stato e la lotta politica dentro le istituzioni, e una più equa ridistribuzione della ricchezza nazionale e il miglioramento della legislazione sociale.

L'altra corrente di pensiero, presente all'interno del movimento, era quella rivoluzionaria che prevedere invece l'abbattimento dello Stato borghese.

Alcune lotte trovarono il punto più alto di sintesi nello sciopero generale cittadino, che venne sperimentato con successo a Genova nel 1902 e successivamente a Torino.

Esperienze simili si ripeterono a Firenze e a Roma.

Vi furono comunque in quegli anni anche dei contrasti tra movimento camerale ed organizzazione federale.

Per sanare questi contrasti, che rischiavano di indebolire il movimento operaio, si costituì a Milano il Segretariato Nazionale della Resistenza, avente come obiettivo la promozione dell'azione e dell'Organizzazione Sindacale.

La guida venne affidata a Rinaldo Rigola, che nonostante l'esperienza non riuscì a sanare i forti contrasti maturati in seno all'organismo.

Le contraddizione raggiunsero l'apice nel 1904 in occasione dello sciopero generale.

Gli eccidi proletari del settembre 1904, basta pensare alla lotta dei minatori sardi di Buggerru che finì in un bagno di sangue con tre morti, spinsero il movimento operaio italiano ad un moto di protesta spontaneo che raggiunse vaste dimensioni sorprendendo gli stessi capi delle organizzazioni operaie.

Il Segretario Generale della Resistenza non fu neanche avvertito dai promotori.

I sindacalisti rivoluzionari si inserirono all'interno di questi scioperi, diventandone dirigenti, in modo da non mancare all'appuntamento del primo sciopero generale nazionale.

Tra il 16 e il 17 settembre lo sciopero si allargò a gran parte dell'Italia settentrionale e centrale.

A Como, Varese, Alessandria, Torino, Bologna, Parma, Piombino, Ancona,Terni, Roma, solo per citare alcune delle città più importanti coinvolte.

L'agitazione generale raggiunse anche il meridione e così Napoli, Bari, Palermo, Foggia, Taranto, e altre città contribuirono affinché questo assumesse la dimensionale "nazionale".

La lotta si diffuse quindi nel Paese, ma il clima stava ormai cambiando.

Le agitazioni del 1905-06, pure profonde, sarebbero state senza guida, prive di coordinamento, in balia dell'attacco padronale che preludeva alla svolta autoritaria degli anni successivi.

I rivoluzionari che avevano presero le redini del Segretariato dimostrarono la totale incapacità a dirigere con successo il movimento.

Tutto questo spinse i riformisti, che erano stati soprafatti come ho detto prima dagli eventi, a creare una nuova struttura unitaria del movimento di classe.

Su proposta della FIOM, si tenne a Milano dal 29 settembre al 1° ottobre del 1906, il Congresso costitutivo della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL).

 


 

1906 La Confederazione Generale del Lavoro
Nel 1906 nasce la Confederazione Generale del Lavoro (Cgl) come struttura capace di raccogliere tutte le forze operaie.

All'atto delle fondazione partecipano 700 delegati in rappresentanza di oltre 80 camere del lavoro e di circa 200.000 aderenti.

Viene confermata una doppia struttura, verticale o federazioni di categoria, orizzontale attraverso le camere del lavoro.

Funzione delle federazioni è occuparsi degli interessi della categoria, mentre le singole camere del lavoro si occupano delle questioni locali.

Spetta alla Confederazione, secondo la statuto, assumere la direzione generale del movimento.

In questo periodo nascono nelle aziende le commissioni interne che attendono un riconoscimento ufficiale.

La prima legittimazione si avrà all'Itala di Torino nel 1906.

Altri riconoscimenti si avranno successivamente alla Borsalino nel 1908 e alla Fiat nel 1912.

1912: in posizione critica rispetto alla Cgil nasce nell'Unione sindacale italiana (Usi).

Nell'Usi trovano collocazione le aree operaie che non si riconoscono nella Cgl.

Intanto la guerra del 1914 cambia molti aspetti dell'economia italiana.

Viene decretata la ''mobilitazione industriale'' e negli stabilimenti vengono vietati gli scioperi mentre vengono fatte molte assunzioni nelle officine, negli uffici, nei trasporti pubblici allo scopo di assicurare il massimo della produzione. Il potere contrattuale dei sindacati diminuisce. Non c'è modo di avanzare richieste, né si possono effettuare manifestazioni o scioperi. Torino diventa un centro attivo di protesta operaia. Gli operai protestano perché i contratti scaduti sono prorogati fino alla fine del conflitto. Si hanno veri e propri atti insurrezionali per tutta la città.

Alla fine della guerra i primi a far sentire la loro voce sono i contadini poveri che occupano terre demaniali o incolte in Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia. La protesta si diffonde in tutta Italia.

In Toscana, Umbria e Marche dove i mezzadri chiedono una ripartizione più favorevole dei prodotti. Il sindacato si rafforza.

A livello nazionale la Cgl conta nei primi mesi del dopoguerra 600.000 iscritti che arrivano a 2 milioni e 100.000 nel 1920.

Nel gennaio del 1919 la FIOM avanza la richiesta di ridurre l'orario giornaliero a 8 ore ( 48 settimanali) a parità di salario. In poco più di un mese l'accordo viene raggiunto senza scioperi.

Nel frattempo a marzo 1919 si costituisce il movimento fascista e incominciano le azioni violente degli squadristi contro il sindacato. Nell' aprile del 1921 a Torino viene incendiata la Camera del lavoro. Nel Polesine vengono uccisi capi lega, sedi della Cgl vengono distrutte in Emilia e in Toscana. Tra il 1921 e il 1922 i fascisti danno vita a proprie organizzazioni sindacali. Nel 1922 i fasci creano la Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali.

Nel 1923 la Confindustria stipula un patto (detto di Palazzo Chigi) con le Corporazioni fasciste, in base al quale i due organismi si impegnano a collaborare per ridurre la conflittualità sociale.

A gennaio del 1925 viene annunciata la fine delle libertà costituzionali e con questo la fine delle libere associazioni e del sindacato.

Il sindacalismo democratico si ricostituisce solo con il Patto di Roma (3 giugno 1944).

 


Il Patto di Roma

Esso stabilisce che vi sarà un solo organismo su tutto il territorio nazionale, la CGIL (CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO).

Anche la Confederazione generale italiana dell'industria si ricostituisce a Roma nel settembre 1944.

Sarà l'attentato a Togliatti nel 1948 l'occasione per una scissione e per la nascita di Cisl e Uil.

Appena appresa la notizia dell'attentato a Togliatti l'esecutivo nazionale della Cgil si pronuncia per uno sciopero generale prolungato, mentre i membri democristiani del direttivo Cgil sollecitano la fine dello sciopero.

Si prende atto della ''rottura dell'unità sindacale''. Il 16 ottobre dello stesso anno nasce la Libera Confederazione Generale Italiana del lavoro (Lcgil).

Nel 1949 ci sarà una ulteriore scissione. Anche i repubblicani escono dalla Cgil e la Lcgil con le nuove minoranze va a costituire la Confederazione Italiana Sindacato lavoratori Cisl ( 1 maggio 1950). Successivamente si costituisce la Unione Italiana del Lavoro (Uil).

Nei primi anni 60 l'azione sindacale è intensa. A fine anni 60 i sindacati sollevano, in sede contrattuale, il problema delle gabbie salariali in una vertenza condotta unitariamente. Le differenze tra zona e zona sono consistenti, anche se ridotte da due accordi nel 1953 e nel 1961. L'obiettivo di eliminare del tutto le sperequazioni geografiche viene raggiunto in base ad un accordo concluso tra Fiom e Industriali.

In quegli anni, a livello parlamentare, viene discusso e approvato lo ''STATUTO DEI LAVORATORI'' (Legge n. 300/1970).

Nel giugno del 1969 il Congresso della CGIL a Livorno, nel riconfermare la linea della contrattazione aziendale, decide di attivare le sezioni sindacali come sede per la contrattazione, sollecitando il riconoscimento del diritto di assemblea sul luogo di lavoro.

In questi anni le lavoratrici conquistano una serie di garanzie sia a livello contrattuale che legislativo, dalla parità salariale alla legge n. 1204 del 1971 che assicura la conservazione del posto di lavoro nei periodi pre e post-maternità.

Il 25 luglio 1972 nasce la Federazione unitaria CGIL, CISL, UIL.

1975: la C.G.I.L., affiancandosi a C.I.S.L. e U.I.L. aderisce alla Confederazione Europea dei Sindacati (C.E.S.).